Rim e le parole liberate by Maddalena Vaglio Tanet

Rim e le parole liberate by Maddalena Vaglio Tanet

autore:Maddalena Vaglio Tanet [Vaglio Tanet, Maddalena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-02-26T12:00:00+00:00


19

Nel sacco

Quella notte fulmine non trovò Witzold. Era tornato alla casa abbandonata e si era infilato in una fessura tra le assi rimesse insieme da Rim e Pun il giorno precedente.

Witzold non c’era e l’intero ParLi era in uno stato di grande agitazione. Subbuglio aveva perso del tutto il controllo e continuava a fare capriole a mezz’aria con l’espressione inconfondibile di chi è sul punto di vomitare. Un drappello di parole risolute l’afferrò e lo costrinse a posarsi sul tavolo. Lo spruzzarono con dell’acqua e dopo un po’ lui smise di agitarsi.

Fulmine riuscì bene o male a riportare la calma tra le compagne e le convinse a rimanere nascoste e in attesa. Quindi uscì in cerca di Witzold.

Procedeva guardingo, volando rasente i tetti e i muri, nascondendosi dietro i comignoli e tra i rami degli alberi. Solo un gufo a caccia si accorse della sua presenza e lo inseguì per un tratto con gli artigli protesi, prima di decidere che gli conveniva rincorrere bestiole meno difficili da acchiappare.

La parola percorse il villaggio in lungo e in largo, ma del vecchio non c’era traccia. Non riusciva a capire cosa potesse essere successo. Witzold era così prudente… Era sfuggito a generazioni di guardie e queste qui, impettite dentro le cotte di cuoio, che camminavano a gambe larghe e mento proteso per intimidire i pochi passanti, avrebbero potuto essere i suoi trisnipoti.

Fulmine volò un paio di volte intorno all’osteria, ma le finestre erano chiuse e appannate dai fumi grassi della cucina e dal fiato degli avventori. Prima di darsi per vinto, si posò sull’insegna e cercò di pulire con la zampa una piccola porzione di vetro: niente da fare, era spesso come un mattone e deformava le figure che affollavano il locale, rendendole impossibili da riconoscere.

Spiccò di nuovo il volo, deciso a battere le strade fino al sorgere del sole.

Nello stesso momento, all’interno dell’osteria, Witzold finiva di lappare rumorosamente dalla sua ciotola gli ultimi rimasugli di sugo. Aveva provato a disgustare la sconosciuta in tutti i modi. Le aveva versato addosso una buona mezza pinta di birra, si era pulito l’interno di un orecchio con il manico della forchetta e si era soffiato a più riprese il naso nel tovagliolo. Naturalmente aveva sempre usato un vocabolario elementare e non aveva mai sfiorato argomenti compromettenti. A questo però, aveva pensato lei.

«Ha sentito le ultime notizie?»

«No, signorina.»

«Si dice che lo stregone stia cercando di convincere il re a eliminare i vagabondi. Vuole ripulire le strade, pare.»

«Elimare?» farfugliò lui, vacuo.

«Cancellare. Rimuovere.» Fece una breve pausa. «Uccidere.»

«Oh, no, non credo signorina» rispose Witzold con noncuranza.

«Sarebbe spaventoso, non pensa?»

Il vecchio alzò le spalle svagato, ma lei non demordeva e lui non voleva certo criticare esplicitamente il mago.

«Saranno cose che si dicono così, fer dire» buttò lì.

«Mia cugina lavora al castello. Me l’ha raccontato lei.»

«Magari ha cafito male.»

«Ha sentito il re e lo stregone discutere, li ha sentiti benissimo. Lo stregone ha giurato di far sparire la gentaglia, i rifiuti umani. Facciamo una bella pulizia: così ha detto.»

«E come?» chiese Witzold con aria confusa, come se non avesse compreso tutte le parole usate dalla donna.



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